Dispacci dai Vestfirðir (Fiordi Occidentali), Islanda

L’Islanda sta tornando alla luce, ma la neve quest’anno non molla la presa. Ne è caduta tanta. Così tanta da affondare delle navi. Ci sono state alcune valanghe e il porto di Flateyri è stato pesantemente danneggiato.

Qualcuno ha dovuto lasciare casa, in un momento in cui stare a casa sembra l’unica cosa che si possa fare. Alcune regioni, come i Fiordi Occidentali, sono rimaste isolate: impossibile per le macchine circolare, voli interni a terra. Proprio mentre si raccoglievano i tamponi per verificare la presenza di contagi. È intervenuta la nave Þór della Guardia Costiera, che ha sfidato le onde e il vento a 50-60 nodi (92-111 kmh) per portare i campioni raccolti da Ísafjörður al laboratorio dall’altra parte della baia.

Þetta reddast (si risolverà tutto alla fine), rispondono gli islandesi. Hanno sempre un piano B, gli islandesi. Lo ha insegnato loro il tempo, che cambia alla velocità del vento. Lo hanno imparato dalla loro terra. E a chi domanda come si può vivere così vicini a così tanti vulcani attivi, rispondono che se non ci fossero i vulcani, lì, non ci vivrebbe nessuno.

“Parliamo, scriviamo, raccontiamo di piccole e grandi cose per cercare di capire, di arrivare a qualcosa, di afferrare l’essenza che però si allontana sempre più come l’arcobaleno. Nelle storie antiche si dice che l’uomo non possa guardare Dio, equivarrebbe alla morte, e senza dubbio vale lo stesso per quello che cerchiamo – la ricerca stessa è lo scopo, il risultato ce ne priverebbe. E ovviamente è la ricerca che ci insegna le parole per descrivere lo splendore delle stelle, il silenzio dei pesci, il sorriso e lo sconforto, la fine del mondo e la luce dell’estate. Abbiamo un compito, a parte baciare labbra; sai per caso come si dice «ti desidero» in latino? E come si dice in islandese?

da Luce d’estate ed è subito notte, Jón Kalman Stefánsson

LIBRO CONSIGLIATO: Luce d’estate ed è subito notte, Jón Kalman Stefánsson

COLONNA SONORA: Near Light, di Ólafur Arnalds (Living Room Songs, 2001)

ACCOMPAGNATO DA: Súkkulaðikaka (torta al cioccolato) con una bella tazza di caffè. Qui trovate una ricetta niente male (impostate la traduzione della pagina in inglese).


#Iorestoacasa, certo, ma il mio mantra è #torneremoaviaggiare.

Siamo fermi. A casa. A terra.

Viaggi cancellati. Voli annullati. Bagagli disfati.

Siamo in castigo. La natura ci ha messo in un angolo a meditare sulle nostre malefatte. Inutile recriminare. Siamo fermi e ci resteremo per un po’. A data da definirsi.

Programmi, progetti, prenotazioni sono stati rimpiazzati da vaghe previsioni.

Una reclusione che ci farà venire ancora più voglia di partire, ma che sarebbe un peccato non sfruttare per ripensare anche il nostro modo di viaggiare. E per renderlo più sostenibile.

Possiamo disperarci per questo stop forzato, oppure possiamo prendere in mano il mappamondo, indagare cartine, costruire nuove strade, immaginare traiettorie alternative.

#torneremoaviaggiare
Padrão dos Descobrimentos, Belém, Lisbona

In questo blog vorrei riempire il vuoto del #iorestoacasa e accompagnarvi a immaginare cosa faremo quando finalmente #torneremoaviaggiare.

Cerco compagni di viaggio con cui condividere evasioni virtuali in giro per il mondo. Brevi incursioni nei paesi che amo di più, per scoprire storie, libri, arte, musica, cibo.

Allacciate le cinture di sicurezza. Cabin Crew ready to take off.

LIBRO CONSIGLIATO: Che ci faccio qui?, di Bruce Chatwin

COLONNA SONORA: Hitch Hikin’, di Bruce Springsteen (Western Stars, 2019)


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